PSD'AZ E
DINTORNI
La
situazione e i fatti che sono accaduti dal congresso nazionale di
ottobre 2015 meritano di essere affrontati in maniera puntuale e
possibilmente senza dimenticare.
Un partito si misura col consenso che riesce ad
ottenere, ma ancora prima con la credibilità che esso ha nel
panorama politico del luogo dove esiste o dovrebbe esistere.E questa credibilità si fonda sull'identità del partito e sulle idee che porta avanti.
Identità significa che sa dove stare senza equivoci o fraintendimenti.
Ognuno di noi ha un nome e un cognome che lo identifica senza alcun dubbio.
Il nostro è
Partito Sardo d'Azione.
Partito: non so quanti
ancora siamo convinti che esiste. Fuori di qui c'è un mondo che non
ci appartiene più al quale noi non apparteniamo più. Tutti, ma
proprio tutti, sono in giro nelle piazze, a fare riunioni, a
incontrare la gente e a confrontarsi con i suoi problemi. Noi no. Noi
non abbiamo più nemmeno il luogo dove fare politica. Le federazioni
azzerate da più di un anno. Commissariate inutilmente da troppo
tempo. Un tesseramento che nessuno sa se è definito oppure no.
Nessuno di noi, a parte pochi forse, sa se è ancora tesserato in
questo partito. Muroni, Maninchedda, Pili, Cappellacci, Pietrino
Fois, Giovanni Satta, Arbau, Artigiani, Commercianti, Professionisti,
e tanti altri sono al lavoro fra la gente, a convincere giovani e
meno giovani ad unirsi a loro. Sono tutti in cerca di unire, di
allargare la loro base. Perché ognuno di loro sa chi è e dove vuole
andare. Noi no. Noi siamo concentrati su noi stessi: su questo pugno
di reduci che si contendono un cadavere. Il Regolamento Transitorio
approvato nel consiglio nazionale di luglio è la dimostrazione
plastica che noi pensiamo ad altro: pensiamo a come arraffare queste
spoglie, come cercare di consolidare una maggioranza a scapito delle
regole, dei voti, delle persone. Anziché includere stiamo lavorando
per escludere.Sardo: cosa sappiamo noi della Sardegna e dei Sardi? Solo che la nostra sopravvivenza è legata a quanti sardi riusciremo a convincere a votare per noi. Della sopravvivenza dei Sardi praticamente ce ne freghiamo. Il nostro orizzonte politico non è rivolto alla Sardegna, ma a noi stessi. Alla nostra convenienza. A ciò che è meglio per noi. Quindi valutiamo le alleanze sulla base di chi ha più probabilità di vittoria e con quello andiamo. A volte, cooptando pacchetti di voti sicuri, ci va bene, vedi Cagliari, altre volte toppiamo, vedi Oristano o Selargius. Non dimentico certo la sconfitta bruciante di Olbia che potrebbe offrire lo spunto per affermare che sono i Sardi a fregarsene di Noi. Ma io non credo che sia andata così e Olbia ha molte chiavi di lettura, ma nemmeno una che porta a pensare ad un partito che morirà di tatticismo, come altrove.
D'Azione: non inganni, da questo punto di vista, il gran numero di consiglieri regionali che oggi compongono il nostro gruppo: ben sette. Si potrebbe dire uno in più del Partito dei Sardi, ma non è così. Il nostro non è un gruppo consiliare costruito su un progetto. Tutt'altro. E' un gruppo consiliare al cui interno Marcello Orrù percorre la sua strada su ciò in cui lui crede e con serietà non ha mai lasciato il gruppo consentendoci di restare, appunto, gruppo. L'ingresso di Gaetano Ledda dopo il frettoloso accordo con la Base, per il quale abbiamo addirittura cambiato nome al gruppo, senza alcun passaggio nel Consiglio Nazionale non può rappresentare la sintesi di una visione politica e tanto meno essere l'orizzonte verso il quale andare. Giovanni Satta aderendo al nuovo gruppo ha tenuto a precisare che lui è stato eletto nelle fila dell'UDS e lì resta. Domenico Gallus: ha chiesto di aderire al nostro gruppo solo se poteva andare in sesta commissione perché ha escluso categoricamente di aderire a Forza Italia, nonostante eletto nelle sue fila, e aderendo al gruppo misto non poteva andare nella commissione che desiderava. Idem Gennaro Fuoco. Ci stanno osservando, valutando e parlando e confrontandomi con loro vi assicuro che sono molte le perplessità sull'attuale situazione del Partito, sulla sua ambiguità e indeterminatezza. Capite bene che se il Partito perde la sua attrattività mai il gruppo potrà compensarla per cui tutti stanno giustamente valutando cosa fare e l'opzione di stare nel Psd'az al momento non è molto quotata. Azione zero.
Questa è la
percezione che, all'esterno, si ha oggi della nostra identità, o non
identità, e, ovviamente, il consenso ottenuto alle elezioni è la
conseguenza non certo la causa.
Tutti gli
amici che si sono candidati a Oristano o Selargius, e prima nelle
altre città o paesi, ci hanno messo la faccia hanno scoperto, a loro
spese, che erano soli e senza alcun appoggio di nessun genere da
parte del Partito. Hanno provato sulla loro pelle la sensazione di
sentirsi lanciati in un volo senza paracadute fino a schiantarsi al
suolo.
La domanda
più frequente che ci pongono è: "alle
prossime elezioni il PSd'Az con chi andrà"?
E' una
domanda umiliante.
A nessuno
viene in mente che noi potremmo andare soli. O meglio nessuno ci
crede visti i trascorsi.
Ma il
congresso del 2015 non aveva tracciato una via in questo senso?
Le due mozioni non erano quasi uguali da questo punto
di vista?A chi spettava dare gambe, organizzazione e dare corpo a quelle idee? Alla segreteria nazionale e al segretario nazionale in testa.
A due anni siamo al palo.
A un mese dal congresso fu eletto il segretario nazionale Cristian Solinas con una votazione quasi bulgara: 53 voti contro i 33 della minoranza.
Un mandato pieno, senza ombre, senza tentennamenti, chiaro e limpido.
Da novembre 2015 sono iniziate le direzioni nazionali fulminanti: via le federazioni, atto di incolpazione a Roberto Tola come premio per la sua terza conferma consecutiva a sindaco di Posada, consegna del silenzio a tutti, pena il rischio di espulsione, a causa di un sito "sardo d'azione" colpevole di dissentire troppo e troppo spesso con il manovratore, inutile commissariamento delle federazioni, caccia ai possibili avversari con l'intento di farli fuori, affossamento del consiglio nazionale riunito pochissimo e boicottato dalla maggioranza stessa, attacchi concentrici a Giovanni Columbu fino a farlo dimettere, e l'atto finale con un regolamento tale da far sembrare il nostro povero e martoriato partito come un fagotto sempre più piccolo che qualcuno vuole mettersi in tasca per usarlo a suo piacimento.
E il Polo Identitario? E la guida dei Sardi alla riscossa? E la restituzione del luogo di discussione ai sardisti? E i congressi delle federazioni o dei Distretti come li si vuol chiamare? E il tesseramento?
Tutto questo può attendere.
La priorità è fare in modo che la maggioranza tenga ben fermo nelle sue mani il controllo del Partito. Ma controllo di cosa? Per fare cosa? Per andare dove?
Forse un seggio al
parlamento è quanto il segretario desidera più di ogni altra cosa.
Ebbene, se così è (come
è), credo che nessuno abbia da ridire.
Ma se si hanno velleità
come queste non ci si arriva certo imbarcando Efisio Arbau o Giorgio
Oppi senza aver definito il ruolo del Partito.
Non ci si arriva illudendosi di fare la somma dei voti, e
sognare un campo da 100000 voti, aumentando il numero dei consiglieri
del gruppo consiliare come che questo basti a far la somma dei voti.
Serve ben
altro oggi.
Forse non è troppo tardi per dire ai Sardi che le
nostre priorità sono cambiate.Ma bisogna farlo ora.
Forse i Sardi aspettano ancora che il nostro Partito recuperi la sua identità e dica loro che esiste una strada per la riscossa nella quale il Psd'az si candida a guidarli.
Ma bisogna farlo ora.
I Sardisti desiderano essere orgogliosi del loro Partito e possiamo fare in modo che lo siano.
Ma bisogna farlo ora.
Come?
Alla domanda umiliante "alle prossime elezioni il PSd'Az con chi andrà"? dobbiamo rispondere semplicemente così: "CON I SARDI"
La vita del
nostro partito è in pericolo e con essa è in pericolo la
possibilità stessa per i Sardi di continuare o, meglio, iniziare
seriamente la battaglia di liberazione pacifica, non violenta per
essere riconosciuti come Popolo e come Nazione.
Non possiamo permettere che questo pericolo si
materializzi.
Ma dobbiamo
essere coraggiosi, determinati e soprattutto convinti di riuscire e
riusciremo.
Basta con le alleanze di comodo, basta con le
trattative col cappello in mano, basta con trattative sottobanco per
strappare un posticino per roma.
Decidiamo
che è ora di fare LA SCELTA.
Non una
qualsiasi, ma la sola che abbiamo davanti:
- Cancellando qualsiasi ipotesi di alleanza con i partiti italiani;
- Candidandoci al Governo della Sardegna in alleanza con i Sardi e basta;
- Da subito lanciando la campagna di adesione al nostro Partito;
- Da subito lanciando l'appello a tutte le forze politiche che si riconoscono nei valori del Sardismo di venire sotto la nostra bandiera;
- Da subito aprendo il confronto con artigiani, commercianti, pastori, agricoltori, professionisti, studenti per dirgli che il nostro Partito è diventato il loro Partito è lo strumento che aspettavano per riscattare le sorti della Sardegna.
Ma per fare
questo non si può prescindere dal vincolo di unità che deve
esistere fra di noi.
Dobbiamo
smetterla con i trucchetti sulle regole e sui regolamenti.
Servirà uno
sforzo perché le divisioni sono state tante e profonde.
Ma possiamo
riuscire se solo alziamo lo sguardo verso ciò che c'è fuori di qui.
Che,
credetemi, aspetta un segnale da noi.
Forza Paris
Angelo Carta
ps: il
nipote di un albergatore di Narcao ha saputo dallo zio che il psd'az
ha prenotato un albergo per un fine settimana. Non sapeva quale fine
settimana.
Lui non
sapeva il fine settimana.
Tanti altri
non sappiamo nemmeno che si sta prenotando l'albergo forse per quel
ritiro più volte rinviato.
Nelle tue parole rivivo la passione della migliore tradizione Sardista.il mio cuore politico sempre con voi.
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