mercoledì 17 gennaio 2018


Di cosa ha paura il Psd'az?
Così iniziavo un breve intervento pubblicato il 02 novembre 2017.
Dopo questo intervento mi ero imposto di tacere per non dare adito a equivoci sulle mie intenzioni ne sulle mie parole.
Non volevo che qualcuno intravvedesse la volontà di non accettare che il Psd'az venisse governato dalla maggioranza che ha vinto il congresso di ottobre 2015 eleggendo il novembre successivo Cristian Solinas segretario nazionale, con 53 voti contro 33.
Questa è la realtà del Psd'az e se si vuole militare in questo partito è giusto accettarne le regole e i risultati che queste regole producono.
Quindi confermo che io accetto tali regole e questi risultati.
Ovviamente confermare e accettare non significa condividere.
Dal congresso le cose non condivisibili sono state tante:
  • la cancellazione delle federazioni storiche, che tra l'altro coincidono con i collegi elettorali per le regionali;
  • il commissariamento delle federazioni modificate;
  • il silenzio dei commissari;
  • l'approvazione di un regolamento transitorio con regole non conformi allo statuto;
  • la rimozione dei vecchi e la nomina di nuovi commissari (a settembre 2017);
  • l'assenza di riscontro al tesseramento da due anni;
  • la surroga di consiglieri nazionali per presunti vizi nel tesseramento senza averli preventivamente avvisati e messi in condizione di sanare gli eventuali errori;
  • la grave inadempienza del consiglio nazionale nell'attuare la tesi di Solinas che ha vinto il congresso e che prevedeva di lavorare per unificare l'arcipelago sardista o quantomeno gettare le basi per una collaborazione;
  • l'aver praticamente costretto alle dimissioni Giovanni Columbu;
  • l'assenza di una minima discussione sulla sua lettera di dimissioni;
  • non aver provveduto all'elezione in consiglio nazionale del presidente che doveva sostituire Giovanni Columbu;
  • l'aver lasciato che il consiglio venisse governato dal vice presidente facente funzioni (magari poteva essere lui stesso eletto presidente)
  • non aver condiviso in consiglio nazionale l'accordo con la BASE;
  • non aver condiviso in consiglio nazionale l'accordo con FORTZA PARIS;
  • non aver mai discusso in consiglio nazionale sull'incontro di Villagrande;
  • un andirivieni mediaticamente deleterio, del segretario nazionale dal tavolo con il PD a quello con Forza Italia a quello con Sgarbi e a quello con Salvini.
Insomma diverse azioni che lasciano quantomeno perplessi.
Davanti all'ipotesi di unalleanza con Sgarbi ho ritenuto doveroso intervenire.
Adesso arriva l'ultima decisione del consiglio nazionale di sabato 13 gennaio 2018 che praticamente dice che il segretario nazionale può:
  1. trattare con tutti;
  2. chiudere con chi offre di più.
Ad oggi la partita non è chiusa, dunque ritengo che esprimere un parere sia un diritto oltreché un dovere da parte mia.
La maggioranza che riconosco come risultato democratico non ha ancora assunto una decisione ufficiale, dunque parlerò del possibile, senza infrangere alcuna regola, ma dando il mio contributo in termini di riflessioni.
Analizziamo i punti.
 
1. Trattare con tutti:
Che senso ha?
È come dire che il Psd'az è un materasso ad acqua dove chiunque può coricarsi e trovare la sua posizione ideale.
Ma 97 anni di storia non possono aver prodotto un materasso ad acqua.
Dovrebbero aver forgiato un Partito con un progetto, un'identità, dei valori e con una passione che mal si conciliano con quei partiti che ci hanno sempre osteggiato.

Escluderei:
tutti quelli che hanno dimostrato di non avere alcun interesse per la Sardegna;
tutti quelli che sono animati da uno spirito razzista;
tutti quelli non tolleranti;
tutti quelli che istigano ad una violenza verbale e fisica;
tutti quelli che usano le ruspe contro i più deboli;
tutti quelli che, per dirla con Marie Le Pen, “combattono contro l'Europa”;
E così già il cerchio dei possibili contatti si riduce.
Privilegerei:
tutti quelli che hanno cuore e testa in Sardegna;
tutti quelli che si ispirano ai valori del Sardismo;
tutti quelli che hanno dimostrato di mettere la Sardegna e le sue esigenze al primo posto.
tutti quelli che dimostrano di avere un vero progetto politico per la rinascita della Sardegna.
2. Chiudere con chi offre di più.
Per chiudere con chi offre di più, sarebbe necessario capire se questa è la vera esigenza del partito e quanto veramente potrebbe essere determinante avere uno o due seggi fra camera e senato per la Sardegna, prima ancora che per il PSdAz.
Il Partidu Sardu - Partito Sardo d'Azione è la libera associazione di coloro che si propongono, attraverso l’azione politica, di affermare la sovranità del Popolo sardo sul proprio territorio, e di condurre la Nazione Sarda all'indipendenza". .
Così recita lArt. 1 dello Statuto del Partito Sardo d'Azione. (se non si mette in un congelatore)
Sono convinto che le attuali trattative elettorali non vadano nella direzione indicata dal nostro statuto.
L'unica speranza che l'articolo 1 possa mai concretizzarsi sta nella presa di coscienza di tutti i sardi per i quali e grazie ai quali il PSd'Az. è nato.
Ma se tratta con chiunque e chiude con chi offre di più, si nega l'esistenza stessa del PSd'Az.
Mortifica la ragione della sua nascita e rinnega i suoi padri fondatori.
Ecco perchè non posso stare zitto davanti ad una decisione irrazionale e figlia di una politica vecchia e stantia del tutto estranea agli interessi dei Sardi.
Ecco perchè penso che questa “strategia” potrebbe condurre all'estinzione del Psd'az. Essa potrebbe causare lerosione dello zoccolo duro del voto, il quale non ci seguirebbe in questa incomprensibile via e allontanerebbe anche i giovani interessati ad un vero cambiamento in chiave identitaria.
La mia proposta alternativa è molto semplice:
Dare attuazione alla tesi che ha vinto al congresso nazionale di ottobre 2015.
Guarda caso, tesi congressuale proposta da Solinas che con questa sua politica questuante sembra stia rinnegando anche se stesso.
Concludo con un pensiero di Antonio Simon Mossa:
Non vi sono per noi altri tipi di libertà se non quella che otterremo con la conquista della piena indipendenza.
La strada è aperta, ma è dura e cosparsa di ostacoli. Noi siamo certi che la «Questione Sarda» che si trascina senza speranza da centoventi anni, da quando cioè il Piemonte con un colpo di mano procedette all'annessione della nostra isola, potrà avere una soluzione soddisfacente soltanto quando avremo il nostro «Stato».
E su questa strada ci incamminiamo con la certezza che i sardi acquisiranno quella coscienza che tanti secoli di dominazioni, di oppressione e di persecuzione hanno in parte sopito.
E così costruiremo la nostra storia, la nostra economia, la nostra redenzione sociale: in un mondo di popoli liberi e uguali.”
Antonio Simon-Mossa
San Leonardo de Siete Fuentes, 22 giugno 1969
Angelo Carta

giovedì 2 novembre 2017



DI COSA HA PAURA IL PSD’AZ?
Il Partito Sardo d’Azione, a pochi mesi dalle elezioni politiche e a poco più di un anno da quelle regionali, strizza l’occhio a destra e a sinistra, ammiccando la mattina con quel partito, il pomeriggio con quell’altro.
Forse per sondare cosa pensano i sardisti interviene anche l’ultima stella del firmamento sardistizzante parlando di un congelatore dove infilare l’articolo 1 dello statuto del Psd’az.
Poca roba, sinceramente, per poterla ritenere seria o degna di riscontro.
Mi chiedo, piuttosto,  cosa impedisca al Psd’az di schierarsi apertamente per un polo nazionalitario insieme a tutte le altre forze di ispirazione sardista.
Da tutte queste forze sono arrivati numerosi appelli affinché il Psd’az rompa gli indugi e divenga il capofila di uno schieramento fondamentalmente sardo e sardista: non un generico appello col quale si vuole stringere un cappio al collo del Psd’az, ma un sogno che può diventare realtà solo grazie ad una presenza convinta e determinante del nostro Partito.
Non si può negare, come rilevato anche dai più attenti osservatori e studiosi del fenomeno che, anche a seguito sia della vicenda Catalana,  sia dell’impatto del referendum lombardo-veneto, nella società in generale stia prevalendo un sentimento identitario, una volontà di autodeterminazione che non si erano mai manifestati con questa dirompenza.
Il Psd’az è alla soglia dei cento anni di vita, un primato unico in Italia, che lo pone come pietra angolare per qualunque aggregazione di forze che si riconoscono nel programma e negli ideali sardisti.
Un programma, quello del Psd’az, che trasuda di attualità grazie ai nostri padri fondatori i quali  hanno saputo osservare il futuro della Sardegna consapevoli del ruolo che si erano candidati a ricoprire. Quel ruolo gli è stato assegnato dalla storia del Popolo Sardo e dalle tante e troppe colonizzazioni delle quali è stato vittima: le vicissitudini storiche hanno declinato in punti programmatici le aspirazioni dei Sardi i quali, forse troppo spesso, hanno accordato la loro fiducia fino a quando, delusi, con un moto di orgoglio, hanno fatto soffiare il più potente vento sardista nel 1984 che portò Mario Melis alla presidenza della Sardegna.
Vicende alterne, risultati altalenanti hanno preceduto e seguito quella grande vittoria, in tempi segnati più dalla volontà del leader di turno che dalle reali esigenze del Popolo Sardo e dalla volontà dei Sardisti militanti. Troppo spesso sono arrivate scelte non comprese e per lo più non condivise finalizzate più a perpetuare e consolidare carriere politiche che ad affermare i punti programmatici del Psd’az.
Eppure i Sardisti nel cuore non hanno mai fatto mancare il loro appoggio, sempre in attesa di quella riscossa molte volte promessa, agognata e mai pervenuta.
Negli ultimi 20 anni il Partito si è battuto per far sopravvivere qualcuno piuttosto che se stesso e con esso le giuste istanze dei Sardi.
Abbiamo espresso con il nostro lavoro Consiglieri regionali, Assessori regionali, Presidenze e Consigli di amministrazione, Sindaci e Consiglieri comunali.
Mai però si è riusciti a far prevalere le nostre rivendicazioni che poi sono quelle dei Sardi tutti: Zona franca, lotta alle servitù militari, continuità territoriale, lingua, cultura… nulla o quasi nulla, se si esclude la legge 26 del 1997, il Psd’az è riuscito a realizzare.
Ha galleggiato nella politica della Sardegna ancorato ai Sardisti nel cuore e all'affezione verso un glorioso simbolo che, a prescindere dalla generazione contingente, sempre possa attirare il voto dei Sardi.
Sempre meno, però, il risultato ottenuto è frutto di un voto di opinione e condivisione della politica attuata dal Psd’az, ma è sempre più il risultato del momento, legato al candidato con il “suo pacchetto di voti”.
Eppur si muove ancora.
Eppur molti Sardi ci credono ancora nonostante 97 anni di inutile attesa.
Ed è questo il punto da cui si deve ripartire
Siamo a 97 e dobbiamo chiederci come vogliamo arrivare a cento. Come saremo fra tre anni e quale sarà il ruolo del Psd’az nella Sardegna dei prossimi venti o trenta anni?.
Oggi siamo ad un punto di snodo, abbiamo davanti la possibilità di svoltare e scegliere se continuare a galleggiare nella politica della Sardegna o svolgere un ruolo che in tantissimi si aspettano dal nostro Partito.
Il Psd’az è chiamato ad una scelta dalla quale non può e non deve sottrarsi.
È il momento di dire ai Sardi che il nostro Partito è il loro Partito che si candida a governare la Sardegna con loro e solo con loro.
Nessuno capirebbe una strategia fondata sul pietoso rito di accettare un'alleanza per un posto qua e là. Non è più questo il tempo e, se la politica in Sardegna può cambiare, il Psd’az ne può essere il protagonista.
Ed è una scelta improrogabile e irrinunciabile se si vuole ancora chiedere la fiducia dei Sardi.
Diversamente, perché i Sardi dovrebbero dare ancora fiducia ad un partito che per 97 anni ha barattato il suo credito con i Sardi stessi in cambio del nulla o, peggio ancora, di personalismi?
Credo che non interessi a nessuno il destino politico mio o di altri, ed è giusto che sia così: l’interesse comune deve essere costituito dal ruolo che il nostro Partito può e deve svolgere in Sardegna.
Oggi abbiamo la possibilità di avere numerosi compagni di viaggio convinti di questo ruolo che la storia assegna al Psd’az.
Il problema è trovare chi vuole e può interpretare questo ruolo con l'interesse prioritario verso la Sardegna anteponendo ai propri desideri il benessere dei Sardi.
Se l’obiettivo politico dei dirigenti del Partito sarà per l’ennesima volta il soddisfacimento delle personali ambizioni di potere, il Psd’az continuerà a galleggiare.
Probabilmente poterà in Consiglio regionale una sua pattuglia di Consiglieri più o meno numerosa, più o meno sardisti nel cuore.
Probabilmente si cercherà di azzeccare la coalizione vincente, come si è fatto spesso, quasi come giocare al lotto per vincere il massimo, salvo poi accontentarsi del premio di consolazione.
Stavolta il banco può essere il Psd’az: potrebbe veramente essere il nostro Partito a dare le carte e, al tavolo della politica della Sardegna, il Psd'az potrebbe autorevolmente sedersi a giocare la SUA partita e non quella di altri.
Non da solo, ma non in compagnia di chiunque: in stretta ed esclusiva collaborazione con coloro i quali si riconoscono nell'anelito di autonomia e sardismo che sembra animare i Sardi oggi come non mai.
Il Psd’az può farsi carico di questo, ma deve smettere di imbastire mercati ed esporsi come merce di scambio in favore di un sogno o di un'ambizione che, per quanto legittimo, per quanto condivisibile, nulla ha a che vedere con gli interessi dei Sardi tutti.
Se si smetterà di aver paura di perdere poltrone, la politica potrà essere anche generosa con chi avrà il coraggio di condurre il Psd’az ad essere ciò per cui è nato:
LO STRUMENTO PER LA RISCOSSA E LA RINASCITA DELLA SARDEGNA.
Angelo Carta

mercoledì 25 ottobre 2017


Dichiarazione di voto contrario alla legge di ridefinizione della rete ospedaliera

La necessità di intervenire sulla sanità fu condivisa all'unanimità dal consiglio sin dall'8 gennaio 2015 con l’istituzione della commissione di inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario regionale e sull’adeguatezza dei suoi costi.

Tanti buoni propositi, rimasti tali.

La commissione non è approdata a nulla e da subito ci si è resi conto che, alla buona volontà espressa col voto unanime, se ne contrapponeva un’altra, non dichiarata, di sabotare i lavori della commissione stessa.

Poco si è accertato sulla acclarata inefficienza del sistema sanitario regionale e nulla sull’adeguatezza dei suoi costi.

Assunzioni di interinali, commissioni mediche provinciali, spesa farmaceutica, protesi e ausili ortopedici, concorsi dal profilo fumoso, contratti di alta professionalità, primariati intoccabili, liste d’attesa lunghissime, stabilizzazioni fuori controllo, tutto questo, e non solo, ancora contribuisce, a rendere la sanità una galassia fuori controllo.

L'istituzione dell’ats e il riordino all’esame del consiglio dovevano servire per interrompere questa ingovernabilità.

3 miliardi 488 milioni previsti per il 2018 per la sanità, a fronte di una finanziaria da 7,7 miliardi complessivi,

non basteranno a risolvere i problemi gravissimi legati al destino di migliaia di persone.

Solo per memoria evidenzio alcune voci di costo mai spiegati dai responsabili:

Le commissioni per l'accertamento dell'invalidità civile nel 2016 sono costate 3.044.238,16.

L'acquisto di protesi e ausili 4.488.023,80;

Alla ex ASL di Nuoro i servizi di Ausiliariato, Cup e Portierato il costo annuo complessivo preventivato in € 1.821.696,4 , è lievitato a € 7.019.600,53 con un incremento in un anno del 385%.

Ho chiesto di sapere tutto su questi costi, da come sia stato possibile un aumento di queste proporzioni a quali procedure furono seguite per l'assunzione delle unità lavorative.

Risposte: nessuna.

E' di tutta evidenza che in questi numeri si cela il più becero clientelismo consentito dal colpevole silenzio di tutta la politica e da ultimo coperto dal sabotaggio operato verso la commissione che avrebbe dovuto accertare l'adeguatezza anche di questi costi.

Un'occasione persa per fare chiarezza che sembra far voler adeguare la politica al ritornello di una famosa canzone napoletana:

Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto.....

chi ha dato, ha dato, ha dato....

scurdàmooce 'o passato,

Ma non credo che possa chiudersi così una storia durata troppi anni senza controllo e senza pudore.

Anni durante i quali politici battitori liberi, partiti, professionisti, medici, professori hanno potuto fare ciò che volevano, facendo lievitare i costi della sanità senza ritegno alcuno e senza pagare il dazio ai Sardi.

Sardi ai quali viene offerta una riforma sanitaria parlando di ASL unica, mentre così non è, e ridefinendo la rete ospedaliera in maniera, secondo me, distorta.

Sono certo che la storia non si chiude qui, ma non è certo questa riforma che servirà per una sanità migliore per il futuro e a fare chiarezza sugli abusi del passato.

Esprimo pertanto il mio voto contrario.

25 ottobre 2017

Angelo Carta




venerdì 13 ottobre 2017



COSA POTRÀ ACCADERE ALLE ELEZIONI POLITICHE?
Non mi appassiona il discorso sulle elezioni politiche dell'anno prossimo, se non fosse per il riflesso che potranno avere sulle elezioni regionali che le seguiranno.
Per tale ragione, provo a immaginare che cosa potrebbe accadere nelle prime da condizionare le seconde.
È indubbio che ogni scelta dei partiti, finora, appare condizionata dall'ambizione del leader.
Così chi desidera diventare Parlamentare o Presidente della Regione Sardegna cerca, in vista delle elezioni politiche, di collocare se stesso, e il Partito del quale è leader, in posizione utile per raggiungere il suo personale obbiettivo.
E già questa impostazione ritengo sia sbagliata.
La giusta, secondo me, dovrebbe essere l’elaborazione di un progetto che preveda cosa sia opportuno fare per dare alla Sardegna un buon governo che ne favorisca lo sviluppo.
Un governo diverso dall'attuale e, possibilmente, anche dai precedenti.
Una proposta ai Sardi tale da rompere il vecchio equilibrio finora bloccato tra l’alternanza centrodestra e centrosinistra con una spruzzata qua e là di sardismo e riformazione.
Al momento solo i Cinque Stelle propongono un'opzione di rottura col passato.
Anche la galassia indipendentista sta cercando di costruire con fatica, ma con determinazione, un'opzione diversa da quelle note.
Ovviamente questa galassia attende, spera e lavora, affinché in tale opzione il PSd'Az rompa gli indugi e decida di fare una SCELTA verso il POLO NAZIONALITARIO.
Ma il PSd'Az dove sta andando?
Difficile cogliere dalla dirigenza del Partito segnali chiari che indichino inequivocabilmente una direzione.
Per tale ragione si cerca di capire, dal detto e dal non detto, cosa ha in mente la testa del Partito: Segreteria e Segretario nazionale.
Nell’articolo, che riporta l'intervista del Segretario nazionale di venerdì 6 ottobre 2017 rilasciata alla Nuova Sardegna, a proposito delle possibili alleanze si legge:È ovvio però che, nella tre giorni, i Sardisti parleranno anche di alleanze per l'anno prossimo quando ci saranno le Politiche e fra due anni quando sarà rinnovato il Consiglio regionale. Come detto, è possibile che il PSd’Az nel primo caso (politiche) punti a costruire un “polo nazionale”, aggregando intorno a sé altri partiti della galassia sardista, autonomista e indipendentista. Per le Regionali bisognerà vedere fra i partiti chi si riconoscerà nel modello di sviluppo e di governo che sarà al centro di Narcao”.
Ho volutamente tralasciato i riferimenti alla felicità e al reddito europeo per non offendere i tanti Sardi disoccupati, in cassa integrazione, mobilità e in lotta per sopravvivere.
Concentriamoci sul passaggio delle alleanze.
Per le politiche si costruirà un “polo nazionale”, mentre per le regionali si vedrà: questo è il succo.
E questa è l'impostazione, sempre secondo me, sbagliata che si fonda non su cosa sia meglio o giusto per i Sardi, ma su cosa sia meglio o giusto per il leader che, come noto, ha in mente di veleggiare verso Roma nel Parlamento italiano.
Chiariamo subito che io non ho proprio nulla contro tale desiderio che non sarebbe in contrasto con ciò che sarebbe meglio o giusto per i Sardi se non fosse per un piccolo particolare.
Con la legge elettorale nota come Rosatellum bis è necessario che si superi la soglia del 3% a livello “nazionale” sia alla Camera che al Senato.
Orbene, per superare questa soglia è indispensabile un'alleanza con un partito di oltre tirreno disposto ad accogliere il PSd’Az nella coalizione.
Se il PSd’Az ottenesse l'alleanza con un partito italiano per le politiche, e magari eleggesse il suo Segretario nazionale o chi per lui, quale Deputato o Senatore, sorgerebbe spontanea la domanda: ma questa alleanza il partito italiano la concede a gratis?
Cioè, il partito italiano in coalizione, ragionevolmente possiamo immaginare cosa chiede in cambio al PSd’Az?
La risposta è semplice: se ti allei con me alle elezioni politiche devi allearti con me anche alle prossime elezioni regionali.
Risultato: ADDIO POLO NAZIONALITARIO

mercoledì 4 ottobre 2017


PSD'AZ E DINTORNI

La situazione e i fatti che sono accaduti dal congresso nazionale di ottobre 2015 meritano di essere affrontati in maniera puntuale e possibilmente senza dimenticare.
Un partito si misura col consenso che riesce ad ottenere, ma ancora prima con la credibilità che esso ha nel panorama politico del luogo dove esiste o dovrebbe esistere.
E questa credibilità si fonda sull'identità del partito e sulle idee che porta avanti.
Identità significa che sa dove stare senza equivoci o fraintendimenti.
Ognuno di noi ha un nome e un cognome che lo identifica senza alcun dubbio.
Il nostro è Partito Sardo d'Azione.
Partito: non so quanti ancora siamo convinti che esiste. Fuori di qui c'è un mondo che non ci appartiene più al quale noi non apparteniamo più. Tutti, ma proprio tutti, sono in giro nelle piazze, a fare riunioni, a incontrare la gente e a confrontarsi con i suoi problemi. Noi no. Noi non abbiamo più nemmeno il luogo dove fare politica. Le federazioni azzerate da più di un anno. Commissariate inutilmente da troppo tempo. Un tesseramento che nessuno sa se è definito oppure no. Nessuno di noi, a parte pochi forse, sa se è ancora tesserato in questo partito. Muroni, Maninchedda, Pili, Cappellacci, Pietrino Fois, Giovanni Satta, Arbau, Artigiani, Commercianti, Professionisti, e tanti altri sono al lavoro fra la gente, a convincere giovani e meno giovani ad unirsi a loro. Sono tutti in cerca di unire, di allargare la loro base. Perché ognuno di loro sa chi è e dove vuole andare. Noi no. Noi siamo concentrati su noi stessi: su questo pugno di reduci che si contendono un cadavere. Il Regolamento Transitorio approvato nel consiglio nazionale di luglio è la dimostrazione plastica che noi pensiamo ad altro: pensiamo a come arraffare queste spoglie, come cercare di consolidare una maggioranza a scapito delle regole, dei voti, delle persone. Anziché includere stiamo lavorando per escludere.
Sardo: cosa sappiamo noi della Sardegna e dei Sardi? Solo che la nostra sopravvivenza è legata a quanti sardi riusciremo a convincere a votare per noi. Della sopravvivenza dei Sardi praticamente ce ne freghiamo. Il nostro orizzonte politico non è rivolto alla Sardegna, ma a noi stessi. Alla nostra convenienza. A ciò che è meglio per noi. Quindi valutiamo le alleanze sulla base di chi ha più probabilità di vittoria e con quello andiamo. A volte, cooptando pacchetti di voti sicuri, ci va bene, vedi Cagliari, altre volte toppiamo, vedi Oristano o Selargius. Non dimentico certo la sconfitta bruciante di Olbia che potrebbe offrire lo spunto per affermare che sono i Sardi a fregarsene di Noi. Ma io non credo che sia andata così e Olbia ha molte chiavi di lettura, ma nemmeno una che porta a pensare ad un partito che morirà di tatticismo, come altrove.
D'Azione: non inganni, da questo punto di vista, il gran numero di consiglieri regionali che oggi compongono il nostro gruppo: ben sette. Si potrebbe dire uno in più del Partito dei Sardi, ma non è così. Il nostro non è un gruppo consiliare costruito su un progetto. Tutt'altro. E' un gruppo consiliare al cui interno Marcello Orrù percorre la sua strada su ciò in cui lui crede e con serietà non ha mai lasciato il gruppo consentendoci di restare, appunto, gruppo. L'ingresso di Gaetano Ledda dopo il frettoloso accordo con la Base, per il quale abbiamo addirittura cambiato nome al gruppo, senza alcun passaggio nel Consiglio Nazionale non può rappresentare la sintesi di una visione politica e tanto meno essere l'orizzonte verso il quale andare. Giovanni Satta aderendo al nuovo gruppo ha tenuto a precisare che lui è stato eletto nelle fila dell'UDS e lì resta. Domenico Gallus: ha chiesto di aderire al nostro gruppo solo se poteva andare in sesta commissione perché ha escluso categoricamente di aderire a Forza Italia, nonostante eletto nelle sue fila, e aderendo al gruppo misto non poteva andare nella commissione che desiderava. Idem Gennaro Fuoco. Ci stanno osservando, valutando e parlando e confrontandomi con loro vi assicuro che sono molte le perplessità sull'attuale situazione del Partito, sulla sua ambiguità e indeterminatezza. Capite bene che se il Partito perde la sua attrattività mai il gruppo potrà compensarla per cui tutti stanno giustamente valutando cosa fare e l'opzione di stare nel Psd'az al momento non è molto quotata. Azione zero.
Questa è la percezione che, all'esterno, si ha oggi della nostra identità, o non identità, e, ovviamente, il consenso ottenuto alle elezioni è la conseguenza non certo la causa.
Tutti gli amici che si sono candidati a Oristano o Selargius, e prima nelle altre città o paesi, ci hanno messo la faccia hanno scoperto, a loro spese, che erano soli e senza alcun appoggio di nessun genere da parte del Partito. Hanno provato sulla loro pelle la sensazione di sentirsi lanciati in un volo senza paracadute fino a schiantarsi al suolo.
La domanda più frequente che ci pongono è: "alle prossime elezioni il PSd'Az con chi andrà"?
E' una domanda umiliante.
A nessuno viene in mente che noi potremmo andare soli. O meglio nessuno ci crede visti i trascorsi.
Ma il congresso del 2015 non aveva tracciato una via in questo senso?
Le due mozioni non erano quasi uguali da questo punto di vista?
A chi spettava dare gambe, organizzazione e dare corpo a quelle idee? Alla segreteria nazionale e al segretario nazionale in testa.
A due anni siamo al palo.
A un mese dal congresso fu eletto il segretario nazionale Cristian Solinas con una votazione quasi bulgara: 53 voti contro i 33 della minoranza.
Un mandato pieno, senza ombre, senza tentennamenti, chiaro e limpido.
Da novembre 2015 sono iniziate le direzioni nazionali fulminanti: via le federazioni, atto di incolpazione a Roberto Tola come premio per la sua terza conferma consecutiva a sindaco di Posada, consegna del silenzio a tutti, pena il rischio di espulsione, a causa di un sito "sardo d'azione" colpevole di dissentire troppo e troppo spesso con il manovratore, inutile commissariamento delle federazioni, caccia ai possibili avversari con l'intento di farli fuori, affossamento del consiglio nazionale riunito pochissimo e boicottato dalla maggioranza stessa, attacchi concentrici a Giovanni Columbu fino a farlo dimettere, e l'atto finale con un regolamento tale da far sembrare il nostro povero e martoriato partito come un fagotto sempre più piccolo che qualcuno vuole mettersi in tasca per usarlo a suo piacimento.
E il Polo Identitario? E la guida dei Sardi alla riscossa? E la restituzione del luogo di discussione ai sardisti? E i congressi delle federazioni o dei Distretti come li si vuol chiamare? E il tesseramento?
Tutto questo può attendere.
La priorità è fare in modo che la maggioranza tenga ben fermo nelle sue mani il controllo del Partito. Ma controllo di cosa? Per fare cosa? Per andare dove?
Forse un seggio al parlamento è quanto il segretario desidera più di ogni altra cosa.
Ebbene, se così è (come è),  credo che nessuno abbia da ridire.
Ma se si hanno velleità come queste non ci si arriva certo imbarcando Efisio Arbau o Giorgio Oppi senza aver definito il ruolo del Partito.
Non ci si arriva illudendosi di fare la somma dei voti, e sognare un campo da 100000 voti, aumentando il numero dei consiglieri del gruppo consiliare come che questo basti a far la somma dei voti.
 
Serve ben altro oggi.
Forse non è troppo tardi per dire ai Sardi che le nostre priorità sono cambiate.
Ma bisogna farlo ora.
Forse i Sardi aspettano ancora che il nostro Partito recuperi la sua identità e dica loro che esiste una strada per la riscossa nella quale il Psd'az si candida a guidarli.
Ma bisogna farlo ora.
I Sardisti desiderano essere orgogliosi del loro Partito e possiamo fare in modo che lo siano.
Ma bisogna farlo ora.
Come?
Alla domanda umiliante "alle prossime elezioni il PSd'Az con chi andrà"? dobbiamo rispondere semplicemente così: "CON I SARDI"
La vita del nostro partito è in pericolo e con essa è in pericolo la possibilità stessa per i Sardi di continuare o, meglio, iniziare seriamente la battaglia di liberazione pacifica, non violenta per essere riconosciuti come Popolo e come Nazione.
Non possiamo permettere che questo pericolo si materializzi.
Ma dobbiamo essere coraggiosi, determinati e soprattutto convinti di riuscire e riusciremo.
Basta con le alleanze di comodo, basta con le trattative col cappello in mano, basta con trattative sottobanco per strappare un posticino per roma.
Decidiamo che è ora di fare LA SCELTA.
Non una qualsiasi, ma la sola che abbiamo davanti:
  1. Cancellando qualsiasi ipotesi di alleanza con i partiti italiani;
  2. Candidandoci al Governo della Sardegna in alleanza con i Sardi e basta;
  3. Da subito lanciando la campagna di adesione al nostro Partito;
  4. Da subito lanciando l'appello a tutte le forze politiche che si riconoscono nei valori del Sardismo di venire sotto la nostra bandiera;
  5. Da subito aprendo il confronto con artigiani, commercianti, pastori, agricoltori, professionisti, studenti per dirgli che il nostro Partito è diventato il loro Partito è lo strumento che aspettavano per riscattare le sorti della Sardegna.
Ma per fare questo non si può prescindere dal vincolo di unità che deve esistere fra di noi.
Dobbiamo smetterla con i trucchetti sulle regole e sui regolamenti.
Servirà uno sforzo perché le divisioni sono state tante e profonde.
Ma possiamo riuscire se solo alziamo lo sguardo verso ciò che c'è fuori di qui.
Che, credetemi, aspetta un segnale da noi.
Forza Paris
Angelo Carta

ps: il nipote di un albergatore di Narcao ha saputo dallo zio che il psd'az ha prenotato un albergo per un fine settimana. Non sapeva quale fine settimana.
Lui non sapeva il fine settimana.
Tanti altri non sappiamo nemmeno che si sta prenotando l'albergo forse per quel ritiro più volte rinviato.

venerdì 16 giugno 2017

per capire quanto è contorta la vicenda del DNA

https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/il-dna-dei-sardi-una-proprieta-o-un-affare

martedì 9 maggio 2017



PARTIDU SARDU – PARTITO SARDO D’AZIONE
Oristano lì, 13 maggio 2017

Il Consiglio Nazionale riunito ad Oristano il 13 maggio 2017, alla conclusione del dibattito sulla situazione politica attuale in Sardegna discute la seguente DELIBERAZIONE

PREMESSA

"Non c'è dubbio che le prossime elezioni regionali segneranno una tappa storica nel progresso politico della Sardegna perché siamo certi che il Partito Sardo tornerà in Consiglio regionale con una rappresentanza tanto consistente da imporre all'approvazione delle altre forze sempre più larghe quote del nostro programma. Per questo ci prepariamo senza arroganza e senza nasconderci alle immense difficoltà che incontreremo sul nostro cammino per la conquista dell'indipendenza nazionale".
Queste sono le parole con le quali, il Solco del 15 maggio 1984, introduceva la relazione del segretario nazionale Carlo Sanna che aprì il 21° Congresso Nazionale del Partito Sardo d'Azione a Carbonia.
“Un Congresso Straordinario - disse Carlo Sanna - non solo perché il Partito ne organizzerà un altro entro l'anno (che sarà quello ordinario), ma perché straordinarie sono le circostanze in cui viene celebrato”.
Allora le circostanze erano una vigorosa affermazione del Partito sardista nel giugno del 1983 e l'attesa per quella che sarebbe stata la più grande vittoria del nostro Partito raggiungendo, nelle elezioni regionali del 1984, lo storico risultato del 13,7% e l’elezione di ben 12 Consiglieri regionali.
Risultato non casuale e fortemente cercato dal nostro Partito.
Al congresso di Carbonia, infatti, fu affidato il non lieve compito di riprendere in esame tutta la tematica sardista degli ultimi anni, di approfondirne e verificarne i contenuti al fine di elaborare un credibile progetto di governo della Sardegna.
"Ci troviamo di fronte a una crisi economica - disse Carlo Sanna - che tormenta l'Italia e i cui effetti negativi, come sempre, si moltiplicano in Sardegna".
Allora come oggi e forse oggi peggio di allora.
Il primo problema da considerare fu l'occupazione. Allora come oggi.
Il PSd'Az seppe cogliere la sfida e si propose come strumento di riscatto del popolo sardo.
Una stagione importante la quale tuttavia si fermò lì, al punto di partenza.
Da quel momento, lentamente ma inesorabilmente, il nostro Partito ha iniziato a perdere consenso e ad essere sempre più accerchiato da altre formazioni che ispirate al programma sardista iniziarono a fare loro ciò che il PSd'Az non fece più: occuparsi dei Sardi.
Sembra quasi che il nostro Partito abbia perso consapevolezza di sé stesso e della propria funzione.
Gradualmente e inesorabilmente stanno venendo meno le ragioni stesse dell'esistenza del PSd’Az per responsabilità esclusivamente nostre.
E' di tutta evidenza che il Partito sta attraversando un momento difficile come è evidente che il gruppo dirigente non sembra in grado di poterlo gestire.
I continui rinvii del Consiglio Nazionale voluti e supportati da un gruppo di consiglieri sono incomprensibili.
Il Consiglio Nazionale è il luogo di confronto ed elaborazione politica del Partito. Disertarlo o, come è stato fatto, boicottarlo, nega l'unica opportunità dei Sardisti per confrontarsi e parlare della politica che il Partito fa e dovrebbe fare.
Viene sottratto ai Consiglieri Nazionali il loro ruolo.
Negando la possibilità del confronto si rende del tutto inutile l'appartenenza al Partito.
Dal Congresso Nazionale, ottobre 2015, sono trascorsi ad oggi 19 mesi.
Gli organi sono tutti in carica dal Segretario Nazionale al Ministro degli Esteri. Eppure non si sa quale sia la strategia che si sta conducendo.
Cosa vogliamo fare alle prossime elezioni politiche? E alle prossime regionali? Come vanno interpretate le alleanze al comune di Cagliari? Sono un segnale per il futuro? E l'ingresso in giunta nella terza città della Sardegna, Quartu, come va letto? Alle prossime elezioni politiche cosa intendiamo fare? L'esperienza di Olbia, seppur perdente dal punto di vista numerico, deve proseguire anche altrove? A Oristano, capoluogo di Provincia, come ci stiamo posizionando? Dopo l'esperienza di Nuoro, positiva, come intendiamo proseguire? In Consiglio Regionale come stiamo procedendo? Ci sono ipotesi di allargamento del Gruppo e se si con chi e per quale progetto? Il tesseramento: è definito?
Le domande senza risposte sono tante ed è dovere del gruppo dirigente, Segretario Nazionale in testa, darle o, almeno, consentire di discuterne.
Ad oggi questa possibilità ci è stata negata per responsabilità di questo gruppo dirigente.
Inevitabilmente questa situazione si è inevitabilmente riversata nelle sezioni e conseguentemente è difficile mantenere o, più difficile ancora, aumentare il consenso.
Le sezioni, nucleo storico e determinante del Partito, oggi sono allo sbando a causa anche dell'accorpamento di federazioni storiche commissariate da settembre e oggi addirittura senza commissari essendo scaduti.
Da questa confusione di strategia e di organizzazione il Partito deve uscirne quanto prima e servono due cose fondamentali:
1) il progetto da proporre ai Sardi;
2) l'organizzazione del nostro Partito che vogliamo darci per portarlo avanti.
Sul progetto è opinione comune che si possa attingere a piene mani dalla nostra quasi secolare esperienza e dal confronto con la realtà attuale.
Sull'organizzazione del nostro Partito, a distanza di oltre un anno dalla delibera della Direzione Nazionale del 12 marzo 2016, si può affermare che l'idea di adeguarla a una legge regionale (la n° 2 del 5 febbraio 2016) sia stato uno sbaglio.
Si disse, in quella delibera, che l'adeguamento alla legge regionale 2/2016 era necessario "al fine di evitare il blocco del funzionamento delle strutture federali del Partito…" come se una legge regionale, sulla quale il Gruppo consiliare del PSd’Az ha peraltro votato contro, potesse in qualche modo influire sul funzionamento del nostro Partito
Ma se l'intenzione era quella, a ben vedere, si può affermare che è stata la delibera della Direzione Nazionale a bloccare il funzionamento delle federazioni.
Considerato che il tempo a disposizione è poco: le elezioni politiche sono ormai alle porte e anche le elezioni regionali non tarderanno.
Si devono compilare le liste ed è necessario iniziare da subito, ma invitare persone autorevoli a candidarsi nel nostro Partito presuppone un progetto e un'organizzazione che ora sono assenti.

Tanto premesso con voti favorevoli n°_______ e voti contrari n°________ il Consiglio Nazionale, APPROVA / RESPINGE con la presente,
DELIBERA DI
1)                 Revocare con effetto immediato la Deliberazione della Direzione Nazionale del 12 marzo 2016;
2)                 Rendere operative con effetto immediato le 8 federazioni storiche nelle quali era organizzato il Partito Sardo d'Azione tra l'altro coincidenti con gli altrettanti collegi previsti dalla legge elettorale per il Consiglio Regionale di: Cagliari, Sulcis, Medio Campidano, Oristano, Ogliastra, Nuoro, Gallura, Sassari;
3)                 Ripristinare nelle 8 federazioni di cui al punto 2, i segretari o commissari in carica alla data del 12 marzo 2016, col mandato di celebrare i congressi di federazione che dovranno tenersi obbligatoriamente entro il 30 giugno 2017;
4)                 Proseguire tutti i confronti utili e necessari alla creazione di uno schieramento di impronta identitaria in grado di offrire ai Sardi un'alternativa per il governo della Sardegna;
5)                 Costituire un comitato composto da 9 membri, di cui 8 eletti dal Consiglio Nazionale su proposta del Presidente che ne fa parte di diritto, con il compito  di elaborare un manifesto politico che sia alla base dell'azione politica del Partito.  Potranno essere eletti anche personalità di comprovata cultura e rappresentatività dell'area sardista anche se non iscritti al Partito in numero non superiore a tre.
Forza Paris