mercoledì 17 gennaio 2018


Di cosa ha paura il Psd'az?
Così iniziavo un breve intervento pubblicato il 02 novembre 2017.
Dopo questo intervento mi ero imposto di tacere per non dare adito a equivoci sulle mie intenzioni ne sulle mie parole.
Non volevo che qualcuno intravvedesse la volontà di non accettare che il Psd'az venisse governato dalla maggioranza che ha vinto il congresso di ottobre 2015 eleggendo il novembre successivo Cristian Solinas segretario nazionale, con 53 voti contro 33.
Questa è la realtà del Psd'az e se si vuole militare in questo partito è giusto accettarne le regole e i risultati che queste regole producono.
Quindi confermo che io accetto tali regole e questi risultati.
Ovviamente confermare e accettare non significa condividere.
Dal congresso le cose non condivisibili sono state tante:
  • la cancellazione delle federazioni storiche, che tra l'altro coincidono con i collegi elettorali per le regionali;
  • il commissariamento delle federazioni modificate;
  • il silenzio dei commissari;
  • l'approvazione di un regolamento transitorio con regole non conformi allo statuto;
  • la rimozione dei vecchi e la nomina di nuovi commissari (a settembre 2017);
  • l'assenza di riscontro al tesseramento da due anni;
  • la surroga di consiglieri nazionali per presunti vizi nel tesseramento senza averli preventivamente avvisati e messi in condizione di sanare gli eventuali errori;
  • la grave inadempienza del consiglio nazionale nell'attuare la tesi di Solinas che ha vinto il congresso e che prevedeva di lavorare per unificare l'arcipelago sardista o quantomeno gettare le basi per una collaborazione;
  • l'aver praticamente costretto alle dimissioni Giovanni Columbu;
  • l'assenza di una minima discussione sulla sua lettera di dimissioni;
  • non aver provveduto all'elezione in consiglio nazionale del presidente che doveva sostituire Giovanni Columbu;
  • l'aver lasciato che il consiglio venisse governato dal vice presidente facente funzioni (magari poteva essere lui stesso eletto presidente)
  • non aver condiviso in consiglio nazionale l'accordo con la BASE;
  • non aver condiviso in consiglio nazionale l'accordo con FORTZA PARIS;
  • non aver mai discusso in consiglio nazionale sull'incontro di Villagrande;
  • un andirivieni mediaticamente deleterio, del segretario nazionale dal tavolo con il PD a quello con Forza Italia a quello con Sgarbi e a quello con Salvini.
Insomma diverse azioni che lasciano quantomeno perplessi.
Davanti all'ipotesi di unalleanza con Sgarbi ho ritenuto doveroso intervenire.
Adesso arriva l'ultima decisione del consiglio nazionale di sabato 13 gennaio 2018 che praticamente dice che il segretario nazionale può:
  1. trattare con tutti;
  2. chiudere con chi offre di più.
Ad oggi la partita non è chiusa, dunque ritengo che esprimere un parere sia un diritto oltreché un dovere da parte mia.
La maggioranza che riconosco come risultato democratico non ha ancora assunto una decisione ufficiale, dunque parlerò del possibile, senza infrangere alcuna regola, ma dando il mio contributo in termini di riflessioni.
Analizziamo i punti.
 
1. Trattare con tutti:
Che senso ha?
È come dire che il Psd'az è un materasso ad acqua dove chiunque può coricarsi e trovare la sua posizione ideale.
Ma 97 anni di storia non possono aver prodotto un materasso ad acqua.
Dovrebbero aver forgiato un Partito con un progetto, un'identità, dei valori e con una passione che mal si conciliano con quei partiti che ci hanno sempre osteggiato.

Escluderei:
tutti quelli che hanno dimostrato di non avere alcun interesse per la Sardegna;
tutti quelli che sono animati da uno spirito razzista;
tutti quelli non tolleranti;
tutti quelli che istigano ad una violenza verbale e fisica;
tutti quelli che usano le ruspe contro i più deboli;
tutti quelli che, per dirla con Marie Le Pen, “combattono contro l'Europa”;
E così già il cerchio dei possibili contatti si riduce.
Privilegerei:
tutti quelli che hanno cuore e testa in Sardegna;
tutti quelli che si ispirano ai valori del Sardismo;
tutti quelli che hanno dimostrato di mettere la Sardegna e le sue esigenze al primo posto.
tutti quelli che dimostrano di avere un vero progetto politico per la rinascita della Sardegna.
2. Chiudere con chi offre di più.
Per chiudere con chi offre di più, sarebbe necessario capire se questa è la vera esigenza del partito e quanto veramente potrebbe essere determinante avere uno o due seggi fra camera e senato per la Sardegna, prima ancora che per il PSdAz.
Il Partidu Sardu - Partito Sardo d'Azione è la libera associazione di coloro che si propongono, attraverso l’azione politica, di affermare la sovranità del Popolo sardo sul proprio territorio, e di condurre la Nazione Sarda all'indipendenza". .
Così recita lArt. 1 dello Statuto del Partito Sardo d'Azione. (se non si mette in un congelatore)
Sono convinto che le attuali trattative elettorali non vadano nella direzione indicata dal nostro statuto.
L'unica speranza che l'articolo 1 possa mai concretizzarsi sta nella presa di coscienza di tutti i sardi per i quali e grazie ai quali il PSd'Az. è nato.
Ma se tratta con chiunque e chiude con chi offre di più, si nega l'esistenza stessa del PSd'Az.
Mortifica la ragione della sua nascita e rinnega i suoi padri fondatori.
Ecco perchè non posso stare zitto davanti ad una decisione irrazionale e figlia di una politica vecchia e stantia del tutto estranea agli interessi dei Sardi.
Ecco perchè penso che questa “strategia” potrebbe condurre all'estinzione del Psd'az. Essa potrebbe causare lerosione dello zoccolo duro del voto, il quale non ci seguirebbe in questa incomprensibile via e allontanerebbe anche i giovani interessati ad un vero cambiamento in chiave identitaria.
La mia proposta alternativa è molto semplice:
Dare attuazione alla tesi che ha vinto al congresso nazionale di ottobre 2015.
Guarda caso, tesi congressuale proposta da Solinas che con questa sua politica questuante sembra stia rinnegando anche se stesso.
Concludo con un pensiero di Antonio Simon Mossa:
Non vi sono per noi altri tipi di libertà se non quella che otterremo con la conquista della piena indipendenza.
La strada è aperta, ma è dura e cosparsa di ostacoli. Noi siamo certi che la «Questione Sarda» che si trascina senza speranza da centoventi anni, da quando cioè il Piemonte con un colpo di mano procedette all'annessione della nostra isola, potrà avere una soluzione soddisfacente soltanto quando avremo il nostro «Stato».
E su questa strada ci incamminiamo con la certezza che i sardi acquisiranno quella coscienza che tanti secoli di dominazioni, di oppressione e di persecuzione hanno in parte sopito.
E così costruiremo la nostra storia, la nostra economia, la nostra redenzione sociale: in un mondo di popoli liberi e uguali.”
Antonio Simon-Mossa
San Leonardo de Siete Fuentes, 22 giugno 1969
Angelo Carta